mercoledì 31 marzo 2010

Nuovo blog

Il nuovo blog:

domenica 15 novembre 2009



Eravamo seduti assieme solo 5 settimane fa al ristorante italiano "Ciao" a Kathmandu... Mi sembravi più euforico del solito... ma eri sempre il Tomaz Humar che amava salutare stringendo la mano con forza inaspettata per poi sederti e parlare a ruota libera, confidare i tuoi sogni, le tue scoperte i tuoi desideri. Lo facevi con le persone che ti ispiravano o di cui ti fidavi. Mi avevi fatto capire che preferivi non si parlasse in giro del tuo imminente e "confidato" progetto, il Langtang Lirung di 7246 m in Nepal, della sua parete sud, che avresti tentato da solo. Mi avevi anche descritto il fascino ed i pericoli di quell'avventura.... Ti avevo pure regalato 3 chiodi al titanio perchè tu potessi essere leggero e veloce su quella muraglia di roccia e ghiaccio.
Con te al campo base c'era l'amico e "cuoco" comune, Jagat Limbu, ed ero fiducioso di sentire in questi giorni il tuo nome e la storia della tua ennesima evventura, con o senza cima, per mandarti una email e farti una telefonata di congratulazioni.
Purtroppo ho sentito il nome "Tomaz Humar" ad inizio della settimana scorsa, dei tuoi problemi e della richiesta di soccorso. Ho provato a dare una mano a coloro che sono venuti a prenderti, raccontando della parete e del versante che mi avevi mostrato, della via nuova e di Jagat. Ho sperato e pregato che anche questa volta ce la facessi e che gli amici accorsi in tuo aiuto ti potessero trovare presto e vivo. Tu però eri già su altre vette, su pareti impossibili per qualunque umano. Noi quà, impotenti ed increduli , a prenderne coscienza, a dire una preghiera, a pensare, a scappare dalle domande che non trovano risposte. Noi quà a vivere come hai fatto Te, la più esaltante, indiscutibile e misteriosa delle avventure: quella dell'esistenza... ognuno la sua.....  Ciao Tomaz…Ciao…

domenica 4 ottobre 2009


Siamo rientrati a Kathmandu. La spedizione posticipata all’anno prossimo, sta vivendo allegramente questi ultimi giorni in Nepal. Abbiamo appena finito di pranzare con l’amico Tomaz Humar e ieri nella valle del Khumbu abbiamo incontrato altri amici/alpinisti famosi come i fratelli svizzeri Simon e Samuel Anthamatten diretti al Jasemba 7350 m e il tedesco Robert Jasper con il triplice obbiettivo Pumori, Ama Dablam e Cholatse . Tutti sono diretti a montagne Nepalesi perché il Tibet è davvero chiuso grazie alle decisioni assurde del regime comunista…. In questi tre giorni di permanenza nella capitale nepalese cercherò di mettere a posto il mio magazzino e fare un inventario di ciò che resta qua e di quello che invece ci riporteremo a casa. Di sicuro non passeranno 12 mesi prima della prossima scalata perché il cervello sta già pensando alla prossima idea.

We just arrived in Kathmandu. The expedition is postponed of one year and we are enjoying the last days together. We just finished to get lunch with my friend Tomaz Humar and yesterday we met other friends in the Khumbu valley like the Anthamatten brothers going to Jasemba 7350 m and Robert Jasper going to Pumori, Ama Dablam and Cholatse. All those guys are choosing Nepalese projects due the closure of Tibet imposed by the communist regime. In the there remaining days I will organize all my equipment here in Nepal and I will also prepare the cargo to send back in Italy. For sure I will not wait 12 months before to organize another expedition because I already have some projects in my mind….

mercoledì 30 settembre 2009

Final Report

Non si possono vivere i propri sogni facendosi dettare le regole del gioco dagli altri. Un’avventura, una esplorazione, nascono dal profondo della propria anima, dalla parte libera ed irrazionale di noi stessi. La Cho Oyu Trilogy Expedition è stata la materializzazione di un sogno comune, una condivisione di forze e di energie, che hanno trovato in una montagna il punto ove realizzare ambizioni comuni e personali basati sul sentimento di amicizia, rispetto delle regole, accettazione dei rischi e delle responsabilità.

Scalare una montagna di 8000 metri, aprire una via nuova, scendere con lo snowboard dalla cima, correre a piedi o in bicicletta fino al punto di partenza del progetto, comporta una programmazione ed il rispetto di tempistiche delicate e fondamentali che non devono e non possono trovare costrizioni che elevino i rischi, ne amplificano e ne snaturino il senso. Questo è ciò che negli ultimi giorni è purtroppo accaduto in modo rocambolesco ed inesorabile alla nostro progetto, a causa dei provvedimenti restrittivi presi dal governo cinese che in modo improvviso, perentorio, e non negoziabile ha chiuso le frontiere col Tibet, impedendo a chiunque di entrare in quel territorio anche se muniti di visti d’ingresso e regolari permessi. E’ così iniziato il balletto sulle date e sulla durata di questa chiusura cinese ed oggi ci è giunta notizia che il giorno 10 Ottobre dovrebbe essere il primo giorno di potenziale ingresso in Tibet (tutti i giorni questa data ha subito variazioni e slittamenti). Il 25 di ottobre sarebbe l’ultimo giorno utile di permanenza sul Cho Oyu per la nostra spedizione a causa della data fissata per il volo di rientro e per impegni professionali e personali fissati da tempo. Ciò significa che dovremo accettare di realizzare una spedizione con tre differenti attività e programmi in soli 15 giorni compresi i tempi di trasferimento per e dal campo base. Una follia!! Un pessimo insegnamento da dare, un’accettazioni di rischi evidenti, una spesa elevata per un partita persa in partenza se considerata nel completamento di tutti e tre differenti progetti (scalata, snowboard e bike/run a Kathmandu). Allora diciamo NO! Non ci stiamo a farci condizionare così anche nella realizzazione del nostro sogno. Sarebbe davvero una pessima dimostrazione di autostima farsi prendere per il naso e per i fondelli da chi vuole imporre le proprie regole, tempi e condizioni contravvenendo a quelle fino a ieri annunciate e da noi rispettate. Non ci sentiamo in vacanza a spese degli sponsor e neppure condizionati dagli eventuali commenti di stampa ed amici. Nessuno di noi vuole tentare la sorte e sperare di realizzare in tempi quasi impossibili ciò che per anni abbiamo preparato e sognato. Congeliamo il progetto Cho Oyu Trilogy Expedition, diciamo no grazie alle autorità cinesi, salviamo i soldi di chi ha creduto in noi nonostante la difficile congiuntura economica e, portando rispetto a ciò che la ragione e la morale ci impone, torniamo a casa tutti assieme senza escogitare progettini di ripiego e salva faccia individuali.

Siamo ovviamente tristi sul lato sportivo ed esplorativo ma fieri di aver trovato in questa decisione un accordo comune e totale. Un bel team sin dall’inizio, un grande team anche in questa decisione. In 41 spedizioni non mi era mai capitato di farmi dettare le condizioni e prendere per il naso in questo modo e sono contento che anche questa volta il sottoscritto e chi è con me, non è caduto nel tranello della cieca, sorda, irrazionale ambizione.

Ringrazio vivamente la The North Face per aver supportato tutto il nostro progetto e rispettato le decisioni, (anche quest’ultima) che abbiamo preso. Ringrazio tutto il team della Cho Oyu Trilogy Expedition per aver dimostrato unità ed amicizia in ogni secondo di questa avventura. La nostra esplorazione di gruppo subisce solo una posticipazione temporale, probabilmente l’autunno 2010, mantenendo integra l’anima ed il rispetto per le regole e della propria persona. Seppur un po’ triste e mortificante, questo pezzo di vita che porto a casa mi regala ed insegna anche qualcosa di prezioso e non negoziabile, proprio come l’improvvisa chiusura del Tibet….



We cannot live our dreams by the rules which others have imposed upon us.

An exploration and adventure is born and grows from the depth of our soul, from the deepest and most free part of ourselves. The Cho Oyu Trilogy Expedition was born in this way. It is the result of a common dream, a shared energy and strength concentrated on one mountain to realise a common project, and yet within this for each to be able to realise each his own personal dream and ambition. These hopes and dreams have been based on the values of friendship, accepting the risks and our responsibilities, and respecting the rules laid down by the authorities.

To climb an 8000m mountain, to open a new route, to descend by snowboard from the summit and to run or ride by bike to where the journey began (Kathmandu), without question must be undertaken within a timing which respects the delicate and fundamental requirements of our project. This timing must not, and cannot be restricted, for such restriction would increase the risk and altogether change the spirit and nature of our project. To our sadness this is exactly what has happened during these last days, without hope that the situation will change. The problem is the sudden and unplanned decision of the Chinese authorities to categorically close the border between Nepal and Tibet. No entries into Tibet are allowed, even if the necessary permissions and permits have already been obtained. From the moment that the Chinese made their non-negotiable decision they started to play a game with the dates. Every day the date of the border opening has changed, slipping later and later. Today we had the news that the 10th October would be the first possible date of entry, but even now no assurance that this would finally be definite. For us, the 25th October would be the last possible day for our expedition to leave from the base camp of Cho Oyu, due to our professional and personal commitments. This means that we would be forced to accept to make our expedition, with its three very diverse elements, in only 15 days (including the time to make the journey to base camp and to return to Kathmandu). For sure this is a certain ‘craziness’.

If we played the game in this way we would give a bad example, and we would not show to others the spirit by which we choose to live. We would be forced to accept a very evident risk and the huge expense of our expedition would be paid to make a fool’s game. We would have little hope of realising our dream in the way we would choose and in its entirety – to climb to the summit, to make a snowboard descent and to return to our beginnings by running or cycling. So with sadness we categorically say ‘no’ – we don’t accept even in realising our dream that we should be forced to be contrary to our spirit. We would deny our integrity and self respect if we allowed ourselves to accept ‘outside’ influence and to be forced to play a game that is not ours. We had respected and obeyed the rules regarding permit, visas etc. and we cannot now accept to have different rules, timings and conditions to be imposed.

For each of us we feel we are not ‘on holiday’ at the expense of our sponsors and we will neither allow ourselves to be pressured by eventual comments from the press, the media, from the mountain community or from our friends. Not one of us wants to play with destiny, hoping to realise in an impossible time the dream that we have so long prepared. We have taken the decision to ‘freeze’ our project of the Cho Oyu Trilogy Expedition. We gently say ‘no thank you’ to the game the Chinese authorities wish us to play, and we save financial commitment of our sponsor who even in such difficult economic time has supported us, believed in us and given us this opportunity. We return home altogether, without each rushing to invent a last minute project, even though the opportunity would be here for each of us. Individual achievements here and now would only save our individual reputations, but would not be in keeping with our common spirit. In this way, returning home as a team, we hope to respect what our deep values and spirit tells us to do.

Without doubt we are sad to temporarily ‘break’ our exploration and dream, but we are proud that we were easily able to make a common decision. We have been a true team from the first days, and are now a true team in taking this difficult decision.

For me, in 41 expeditions I have never accepted unrealistic conditions to be imposed upon me or to allow my values to become part of another’s ‘game’. I am happy and proud that also this time, I and my friends, did not fall into the trap of blindly following ambition in a way not true to ourselves.

I take this opportunity to deeply The North Face who have supported our project and who have respected the decisions that we have had to take. I also would like to thank all the team of the Cho Oyu Trilogy Expedition for demonstrating unity and friendship in every moment of our adventure. Our dream and exploration is not ‘over’ but only postponed, probably until next autumn 2010 – in this way we keep to the soul of our project and maintain our personal integrity, self-respect and obey the rules. Even though we are each of us a little sad and hurt, this piece of life we take back home is a gift that teaches us that deep within we have something precious – as un-negotiable as the imposed closure of Tibet.

venerdì 25 settembre 2009

Scherzo Cinese

Le cose ovviamente non possono andare lisce almeno per una volta… Infatti anche stavolta è arrivata la sorpresina. I cinesi hanno chiuso le frontiere dal 24 settembre fino al giorno 8 ottobre. Nessuno, proprio nessuno ossia spedizioni e turisti possono entrare in Tibet per la ricorrenza del 60° anniversario della proclamazione della repubblica popolare Cinese il 1° ottobre 1949 e le celebrazioni organizzate a Piazza Tienanmen. Le spedizioni presenti ai campi basi verranno lasciate i loco ma non saranno permessi spostamenti in Jeep o altro al di fuori dalla montagna su cui stanno operando. Per noi questa notizia è uno sgambetto perché riduce a soli 15/giorni la possibilità di tentare e salire sul Cho OYU. Infatti il 30 ottobre abbiamo il volo di rientro in Italia da Kathmandu e ciò significa lasciare il campo base tibetano il giorno 25 o 26 ottobre. Se consideriamo che vorremmo rientrare a piedi o in Mountain bike e non in Jeep questo significa che abbiamo bisogno di tempo.

In queste ore stiamo decidendo il da farsi. Saremmo dell’idea di cancellare la spedizione al Cho Oyu e tentare una montagna qua in Nepal, magari vicino a dove già siamo (siamo a Chhukung sotto la sud del Lhotse). Vorremmo però essere sicuri che i Cinesi non ci chiedano comunque i soldi del permesso del Cho Oyu perché in quel caso butteremmo al vento circa 40.000 dollari. Inoltre essendo una MULTISPORT expedition stiamo valutando di avere un opzione che permetta ad Emilio di scendere in Snowboard, a Lizzy di correre a Kathmandu e a me ed Hervè di effettuare una prima salita o via nuova. Forse io ed Hervè saremmo i più facilitati nella scelta perché qua c’è tutto da fare…. Ma non vogliamo condizionare troppo i nostri compagni di spedizione. Lasciateci qualche ora e decideremo…

Ciao

Simone





Chinese Play

Also this time we have something bad. Another unexpected news that change our programs. The Chinese decided to close the Tibetian border from 24th September till 8th October due the 60° anniversary of the Chinese Republick born the 1st Octobre 1949 and the celabrations organized in Tienanmen Square. So again and again the Chinese decided to close the country from the rest of the world and all the Turist and visitors that already planned and paid to enter in Tibet are now obliged to stay far till the 8th October ( hoping they will not decide for another late date). So we are excluded to Tibet till that date and our remaining time for a Cho Oyu climb and run back to Kathmandu is too short ( we have to fly back the 30th October). In these hours we are discussion an alternative project. We would like to cancel the Cho Oyu expedition and focus on an alternative peak here around Chhumjung. There are a lot of peaks and big mountains and new routes to climb... But it is not so easy to combine also a snowboard descent (as Emilio like to do) and a Mountain bike / run way back to Kathmandu. We are also still afraid to loose the money for the Cho Oyu climbing permit and in that case the problems will be bigger. Let’s see what will happen in the next hours/days. In the meantime we continue to acclimatize here around…

Ciao

Simone

mercoledì 23 settembre 2009

Si riparte...

Ciao ragazzi!!!
Dopo la pausa elicotteristica di questa estate rieccomi di nuovo on line a raccontarvi di montagna, di una nuova spedizione. Ormai lo sapete che non divento matto a collezionare montagne e puntare alla collezione dei 14 ottomila ed è per questo che, come già avvenuto nel passato, ritorno ad una montagna che ho già salito ma che conserva un grosso fascino e numerose possibilità di avventura. Il Cho Oyu sarà infatti il mio, nostro, prossimo obbiettivo. Le Cho Oyu Trilogy Expedition, sponsorizzata da The North Face, sarà infatti la storia che coinvolgerà il sottoscritto ed altri amici qua con me, sulla sesta montagna più alta del pianeta.
Il progetto sarà triplice e da qua è nato il nome della spedizione. Io ed Hervè vorremmo aprire una via nuova sulla parete sud ovest della montagna. Emilio Previtali sogna invece di salire la via classica e scendere con lo snowboard. Lizzy Hawker e Tamara Lunger intendono invece salire e scendere la via classica senza ossigeno come tutto il resto del team e poi realizzare un “inusuale” rientro a Kathmandu. Infatti la terza ed ultima parte della spedizione ci coinvolgerà tutti in una prova di endurance suddivisa in mountain bike (Emilio ed Hervè) e di corsa (Lizzy, Tamara ed io). Insomma di carne al fuoco ce n’è tanta ed il progetto è difficile e complicato. Ma non bisogna mai porre limiti ai sogni se si hanno le gambe e l’esperienza per tentarli. Questo è ciò che ho deciso di trasmettere ed insegnare alla più giovane del gruppo, Tamara Lunger, alla sua prima esperienza in alta quota, ma con un motore ed un esperienza sulle montagne alpine, che potrebbero portarla agilmente sugli 8201 metri del Cho Oyu.
Vedremo comunque nelle prossime settimane come saranno le condizioni della montagna, le nostre condizioni fisiche e la forza che sarà rimasta dopo il tentativo al Cho Oyu. Voi state connessi, perché regolarmente vi racconterò come stanno andando le cose…



Gallo Guys!
After the Helicopter Pilot training of the last months, I’m here again writing you about a climbing adventure. I’m in Nepal, in the village of Chhukung at 4740 in the Khumbu valley. I’m together with 8 other friends acclimatising before our big climb of Cho Oyu. As you probably know I’m not a fanatic in collecting al the 14x 8000 meters peaks and for that reason I’m trying to realize and explore new potential climbs also on the mountains I climbed before. Cho Oyu Trilogy Expedition sponsorized by The North Face is the name of this coming adventure. We are 5 mountaineers, 2 cameramans, 1 photographer and 1 base camp manager. The project is a multi activity expedition involving an attempt with no oxygen of new route of the south west face (I and Hervè Barmasse), a snowboard descent along the classical route (Emilio Previtali) and the climb of the classical route without oxygen by Lizzy hawker and Tamara Lunger. At the end of the climb we will try to go back to Kathmandu by Mountain Bike (Emilio and Hervè) and by run (Lyzzy, Tamara and I).
So it will be an EXTREME multi project expedition but we trained a lot for this attempt and we are ready to play our carts. The aim is to explore our limits and not to establish a record. In this group I involved also Tamara Lunger, the youngest of the team, to whom I want to teach the “secret” of high altitude climbs. I feel that she could be the future of the female himalast as I supposed for Denis Urubko 10 years ago….
For the coming days we will try to walk on the summit of Chhukung Ri 5555 m, than climb Island Peak and sleep on the summit and than go Back to Kathmandu and rive to Tibet to our Cho Oyu base camp. Stay tuned to follow our adventure 
Ciao
Simone

venerdì 14 agosto 2009

Soccorsi sul Latok 1 ad Oscar Perez





“..Adesso capite perché mi sono rotto le scatole di vedere ed assistere impotente che gli elicotteri non vanno a recuperare nessuno in alta quota... (al Latok 1 per lo sfortunato spagnolo bisognerebbe andare a 6500 metri), Ecco il motivo perché sto diventando pilota d'elicottero…

La macchina giusta per andarci ci sarebbe ed è L’Eurocopter (Aerospatiale) SA 315B Lama che risale tra la fine degli anni ’60 e gli inizi degli anni 70 ma che è ancora il TOP per quelle missioni ed è molto in uso da noi in Italia, in Svizzera, Francia, India, . Anche in Pakistan ne hanno ma bisogna avere voglia, ed addestramento specifico per tentare soccorsi estremi di quel tipo e a me sembra che manchino entrambi. Quella macchina fu studiata appositamente per l’esercito indiano per essere utilizzato in alta quota. Detiene ancora il record mondiale degli elicotteri per altitudine massima raggiunta. Il 21 giugno del 1972 raggiunse infatti la quota di ben 12 441 metri!!! La casa costruttrice stabilisce in 5400 m la quota massima di overing di servizio, ma 6998 m la evenual capacità limite, estrema, di overing fuori effetto suolo. Già nel 1969 durante alcuni dimostrativi con un Lama si riuscì ad andare ed atterrare a 7500 metri (24.600 ft) con due persone a bordo (pilota e copilota) + 140 kg di peso.

Tutto questo non significa che andare a quote estreme sia dunque facile o di ordinaria capacità operativa, tutt’altro, rimane una cosa estrema, ma dimostra che non è impossibile concepire e tentare interventi estremi a quote elevate se le condizioni meteo lo permettono..

Con un molto più recente modello, l’ Eurocopter 350 B3 sono andati sin sulla vetta dell’Everest e ci sono rimasti con un pattino appoggiato per oltre 30 secondi (video in Yotube http://www.youtube.com/watch?v=nhYG-IgsRJ0 ) a dimostrazione che la tecnologia ed il capitale umano esistono ( anche in Italia ci sono tanti bravissimi ed esperti piloti di montagna) per spostare i limiti operativi un po’ più in lato rispetto a quello che si fa normalmente oggi.



In Nepal la situazione è probabilmente peggiore che in Pakistan. Laggiù oggi non ci sono neppure gli elicotteri del tipo in quantità sufficienti per ipotizzare evacuazioni elitrasportate in alta quota. Alcun anni fa c’erano degli elicotteri russi Mi17 (che restano insieme al lama e al B3 i migliori in alta quota) ma oggi ce n’è operativo solo uno dell’esercito.

Il mio percorso da pilota sarà lungo e complicato ma è comunque iniziato a tutta velocità ed intensità. Magari un giorno quando deciderò di non spostare più i limiti verticali con la tecnica alpinistica inizierò ad esplorarne altri, facendolo magari dentro un elicottero, mettendo a disposizione ciò che dalle montagne più alte ho conosciuto ed imparato... Il progetto e la motivazione ci sono e quando anche i capitali saranno reperiti partirà la spedizione….

Ora comunque spero di tornare dagli USA già Pilota Commerciale il 6 Settembre per poter pensare completamente alla parete sud Ovest del Cho Oyu e alla mia partenza del 15 settembre. Lassù infatti mi aspetterà un’altra esaltante avventura a pieni polmoni con Hervè Barmasse. Sulla stessa montagna ci sarà anche Emilio Previtali, Lizzy Hawker e Tamara Lunger e la spedizione chiamata “Tlilogy Cho Oyu expedition” di cui vi palerò più avanti.”

martedì 30 giugno 2009

mercoledì 24 giugno 2009

il 25/6/2009 con Denis a Darfo Boario Terme


Cari amici,
volevo semplicemente invitarvi a venire numerosi alla serata conferenza che Giovedì 26 giugno vedrà Denis Urubko ed il sottoscritto a Darfo Boario Terme (BS), in occasione della rassegna "Montagne al Cinema".
Denis non ha bisogno di presentazioni ma non avendo mai fatto una conferenza/proiezione in Italia non bisogna lasciarsi scappare l'occasione per incontrarlo. Dopo la nostra ultima salita in prima invernale al Makalu che ha coronato 10 anni di amicizia, è nata l'idea e la possibilità di portarlo al grande pubblico. Denis è stato tante volte da me a Bergamo e anche questa volta sarà mio ospite, ma la novità è rappresentata da questa serata/proiezione assieme. Come una scalata, divideremo a metà il piacere e l'onere di raccontarvi di noi e dei nostri sogni comuni e personali.
L'evento sarà alle ore 21,00 al Cinema Garden di Darfo Boario Terme (BS)